Lungo il corso dell' Adige

Il fiume Adige nasce a 1550 metri s.l.m. poco lontano dal Lago di Resia, scorre per 409 km attraverso le regioni Trentino Alto Adige e Veneto fino a sfociare nel Mare Adriatico. Fino alla metà del 1800 era utilizzato come via di comunicazione per gli scambi commerciali: barche adatte alla navigazione fluviale trasportavano merci dalle città dell’Adriatico a quelle del centro Europa e viceversa. A questo scopo nacque l’alzaia, strada elevata fino all’altezza della linea di guardia del fiume e larga un paio di metri, che un tempo era percorsa da coppie di cavalli che con lunghe funi, trainavano le barche controcorrente. Lungo il percorso si trovavano le restare, luoghi di ristoro per dare conforto a cavalli e persone. Oltre alla navigazione e alla pesca le acque dell’Adige erano utilizzate per far funzionare i mulini impiegati per l’irrigazione dei campi, per usi domestici e nelle botteghe artigianali.

Il paese di Pescantina era in passato un punto di riferimento per le attività commerciali fluviali. Nella piazza principale, affacciata sull’Adige, si concludevano gli affari, si controllavano i traffici sul fiume e c’erano i cantieri dove si costruivano le barche. Ancora oggi la stessa piazzetta è il fulcro del paese. Gli stretti vicoli, cartteristici di Pescantina, portano tutti lì, nel luogo da sempre punto di ritrovo degli abitatni, con gli antichi palazzi che vi si affacciano, i negozi e davanti l’Adige. Un parapetto protegge adesso la piazza dalle piene del fiume, che negli anni passati era arrivato a livelli impressionanti, come dimostrano i segni impressi sulla cosiddetta Cà del Comun, un tempo sede comunale. Sempre sulla piazza si affaccia la chiesetta di San Rocco, con all’interno frammenti di pitture murali.

A Pescantina ha sede il Museo Etnografico denominato “Lavoro e tradizioni lungo il fiume Adige”, voluto per mantenere nella memoria il ricordo di uno stile di vita ormai abbandonato da tempo. Il museo è stato allestito nella restaurata chiesetta romanica adiacente al duomo di San Lorenzo Martire, a qualche centinaio di metri dal centro del paese in direzione Arcè e a pochi passi dal fiume. All’interno vi sono documentate le antiche attività del paese, proprie di tutte le popolazioni che vivevano lungo il corso del fiume: la navigazione, la molitura, il lavoro artigianale, l’agricoltura, il lavoro domestico, con una bella raccolta di immagini fotografiche.

Il Duomo di San Lorenzo, a cui si affianca il campanile di circa 80 metri di altezza, fu edificato in stile neoclassico barocco nel XVIII secolo su disegno dell’architetto Alessandro Pompei. Al progetto architettonico della facciata e dell’intera chiesa partecipò ampiamente anche lo scultore Daniele Peracca, a cui sono da attribuirsi le sette statue che adornano la facciata. L’interno ad un’unica maestosa navata accoglie più di venti quadri di artisti veronesi del 1600-1700; l’altare maggiore e gli altri sei altari accostati alle pareti sono arricchiti da intarsi di marmo. La chiesa può essere visitata durante l’apertura del vicino museo etnografico.
 
L’itinerario prosegue verso Arcè: giunti in paese, dove la strada si fa più stretta, si nota sulla sinistra l’ingresso di Villa Albertini, una fra le tante, belle e storiche residenze nobiliari della Valpolicella, purtroppo non aperta al pubblico. Quello che si vede dalla strada è la facciata nord, con la cancellata sorvegliata da due imponenti statue, il complesso degli edifici e il giardino. Se si attraversa lo stretto ponte che porta verso Bussolengo, si vede la facciata sud, rivolta verso l’Adige, delimitata dal muro di recinzione con le quattro torrette dalle singolari fatture. Tutto l’edificio è un rifacimento avvenuto intorno alla metà del 1800, su commissione del conte Alberto Albertini. Ritornati ad Arcè, la prossima meta sarà la Chiesa di San Michele, nel centro storico del paese e a pochi metri dall’Adige, protetta da un muro di sasso e da una cancellata. È una costruzione semplice, con la facciata a capanna e a navata unica, per la cui realizzazione, fra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII, furono utilizzati i sassi del greto del fiume. Curiosa è la scritta che compare sull’archivolto di un ingresso secondario sul lato meridionale, Sator Arepo Tenet Opera Rotas, che gli studiosi tendono a considerare una formula magica. All’interno pochi sono gli affreschi ma di notevole pregio, eseguiti nel 1300-1400. La chiesa è solitamente chiusa ma bello è il contesto in cui è inserita.
 
Poco oltre è ubicato il piccolo centro di Santa Lucia, dove si trova la Chiesetta di Santa Lucia, risalente al XII secolo, seminascosta fra le case e solitamente chiusa. Si prosegue ancora verso Ponton, dove merita un visita la cinquecentesca Villa Nichesola-Conforti , fatta costruire da Fabio Nichesola. Con il figlio, il reverendo Cesare, la villa si arricchì di un orto botanico, andato distrutto nel XVII secolo, e di una collezione di antiche iscrizioni lapidee, che diventarono successivamente il primo nucleo dell’attuale Museo Lapidario Maffeiano di Verona. L’unico bassorilievo rimasto nella villa è murato sotto una finestra della corte a loggia. Nella residenza si trovano tre sale affrescate dal pittore veronese Paolo Farinati, la Sala delle Dee, la Sala Rossa e la Sala Verde, con rappresentazioni di scene allegoriche e mitologhice. Dal giardino si accede alla grotta con il suo bellissmo pavimento a mosaico e le finte concrezioni.
 
Tutti i paesi di cui si è parlato finora possono essere visitati anche a piedi o in bicicletta, percorrendo la vecchia strada alzaia lungo l’Adige, che da qualche anno è stata trasformata in percorso naturalistico-culturale (dalla chiesa di San Lorenzo di Pescantina a Ponton circa 7 km – dislivello 15 m). Il sentiero è delimitato dal fiume da un lato e dall’altro da campi coltivati, abitazioni isolate e dai paesi di cui si è parlato finora, che possono essere raggiunti tramite viottoli. Immerso nella vegetazione, composta per lo più da pioppi, salici e robinie, il sentiero è inserito in un’oasi faunistica con varie specie di uccelli stanziali e migratori, come l’airone cinerino, il gufo reale, la cincia bigia, il codirosso, l’usignolo di fiume. Lungo il percorso si trovano anche resti di manufatti creati dall’uomo quando viveva a diretto contatto col fiume, come basamenti di ruote idrovora, canali di irrigazione, mulini e fornaci.