Il sito archeologico, considerato uno dei più importanti del nord Italia per il suo particolare connubio tra interesse scientifico e suggestione ambientale, è stato individuato e portato alla luce con degli scavi condotti nel 1835 da Giovanni Girolamo Orti Manara.
Fondamentale fu, al tempo, il ritrovamento di alcune iscrizioni votive in latino su pietra, che più volte riportavano una dedica alla dea Minerva e che hanno fatto pensare a un’intitolazione dell’intera struttura a tale divinità, sicuramente per l’età imperiale romana (a partire dal I sec. a.C.).
Successivamente, l’abbandono e la costruzione dei terrazzamenti e dei muri a secco tipici delle colline della Valpolicella (le marogne) hanno ricoperto nuovamente il Tempio di Minerva, facendo perdere anche l’ubicazione del luogo in cui si doveva trovare.
Negli scavi archeologici recenti, è stato possibile verificare la presenza di un sito pluristratificato, con la presenza nel medesimo luogo di rilevanti tracce di tre epoche di frequentazione differenti. Un primo luogo di culto protostorico, attivo fin dal VI secolo a.C., è testimoniato dalla presenza di un rogo votivo, conosciuto in area retica e alpina con il nome di “Brandopferplätz”.
Sono stati poi evidenziati i resti di una struttura di culto romana di epoca tardo-repubblicana, realizzata probabilmente verso la fine del II sec. a.C. e a cui dovevano appartenere numerosi frammenti di decorazione di parete, che rappresentano la scoperta più importante dell’intera serie di campagne di scavo: una serie di elementi di intonaci dipinti e di stucchi ascrivibili al c.d. “I stile pompeiano”.
La terza e ultima fase è quella che era già stata evidenziata dagli scavi ottocenteschi, ovvero quella di età imperiale: una costruzione databile verso la fine del I secolo a.C., attiva almeno fino al V sec. d.C., con una struttura tipica di un tempio di tradizione celtica, consistente in strutture spesso seminterrate e quasi completamente in pietra della Lessinia. Assoluta peculiarità è anche la presenza di una parte di muro realizzato con la tecnica del c.d. opus reticulatum, quasi totalmente assente in Italia settentrionale se non nelle terrazze del Teatro Romano di Verona, che fanno pensare ad una committenza di rango e cultura elevata, con influenze centro-sud italiche.
Tutte e tre le strutture sono state costruite una sopra l’altra, apparentemente senza soluzione di continuità, sfruttando ognuna la posizione e il materiale proprio di quella di epoca precedente.
L’area archeologica non è stata ancora indagata completamente e si ritiene possa rivelare ancora interessanti emergenze in una futura campagna di scavi.
Tratto dal comunicato stampa CTG Valpolicella Genius Loci del 14 giugno 2020.
Per il biennio 2020-2021 il CTG Valpolicella è l’ente affidatario per la gestione e la valorizzazione dell’area archeologica Tempio di Minerva. Le visite guidate sono previste ogni sabato, in due turni: ore 10.30 e ore 18.00. E’ inoltre possibile richiedere una visita guidata in altri giorni, per gruppi di minimo 5 partecipanti, previa disponibilità delle guide volontarie anche in lingua inglese e tedesca. Durata della visita: un’ora circa. La prenotazione è obbligatoria e il numero massimo di partecipanti consentito è di 10 persone per ogni turno. Le visite sono a contributo libero per finanziare i progetti di valorizzazione del sito archeologico.
E-mail: info@tempiodiminerva.it
Tel: +39 349 5923868